[COSE COSÌ ]
Consentimi di girare a passi nudi tra le mie poetiche introversioni
dove rompo gli argini, delle mie pareti già sgretolate, per le troppe parole che mi porto dentro.
Il tempo si è bloccato a metà, sui polsi, dove battono le aritmie dei mie versi.
Mi sarei concessa un po' più di dolcezza se ti fossi spostato di qualche passo verso destra, a proteggermi il fianco.
Sei così bello che è difficile guardarti senza farsi male.
Che poi, sai, quando ti penso mi manca un po' quel rossore con cui mi coloro quando i tuoi occhi incrociano i miei.
Ho la vita che mi oscilla tra il restare e l'andarsene, in cerca di un luogo a cui appartengo.
Tengo di riserva qualche frase di cui ancora non conosco il significato, da usare su quei punti dove finisce il fiato.
Consentimi di girare a passi nudi sui tuoi avvallamenti, sulle curve che delimitano il collo e giù a scendere verso i pendii dolci delle mani.
Qui fuori fa freddo e i fiocchi d'inverno mi si accumulano in gola, sulle corde vocali che stridono, nere di cenere, del fuoco che mi arde la bocca quando ti parlo. Posami le labbra sul fianco, dove ho i fremiti che non possono arrivare a trovare via d'uscita, e soffia, sciogli la patina che mi avvolge, involucro d'abitudine.
Prima i baci e poi le parole, prima le parole e poi i baci, o provo a far entrare qualche piccola esclamazione tra uno schiocco di labbra e l'altro, se c'è spazio.
Mi avvalgo dei miei sorrisi per farti entrare negli occhi, per farti stare in equilibrio sui punti di domanda, per tenerti lì, ancorato ai miei non so. Lascio andare sospiri come fossero foglie nel vento, stanche di aspettare la fine.
Mi si sono posate le tue labbra blu, tra freddo e inchiostro, a far fiorire nuove vite dentro le mie costole, a scrivere poesie che imparo a memoria per ripeterle la notte quando le assenze sono più forti.
Ti sento come petalo di un fiore che mi avvolge i polmoni di aria nuova.
La mia primavera.
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